L’Alguer

40°33’36.7″N 8°18’45.6″E

187 miglia da percorrere, venti leggeri. Questa la previsione che indirizza la partenza all’alba per arrivare il giorno dopo verso l’ora di pranzo. Sveglia alle 5, moka e appena ci si vede l’ancora salpa a bordo. Il mare è calmo più del mezzo metro di onda previsto, gli elementi sono propizi. Fino a sera il motore acceso renderà la cattura di un tonno alalunga di circa 7-8 kg l’unica emozione di una pigra navigazione. Di notte l’aria inizierà a muoversi e si cambia propulsione a favore del vento. Senza virate o abbattute, la Sardegna appare di mattina insieme all’alba e le pareti di Capo Caccia e Alghero, curiosamente simili a quelle minorchine, accolgono una barca a vela che nel frattempo aveva cambiato la bandiera di cortesia rossa e gialla con quella dei quattro mori, cantando una canzone sul ritorno. Un gruppo di stenelle se ne accorge e viene a salutare a sua volta. Alghero è un’altra città spagnola, condivide architetture aragonesi e scelte strategiche di difesa. Di spagnolo c’è anche la gestione del porto, fuori luogo in Italia con la sua banchina Sanità disponibile per 5 giorni gratuitamente a patto di non usare i servizi in concessione a un ente privato. Ci fosse la possibilità di acquistare in modo scorporato le necessità del momento sarebbe perfetto, invece di dover pagare l’ormeggio come in marina privato nel caso si volesse per esempio buttare l’immondizia, ma va benissimo anche questa mosca bianca del diporto nazionale. Benissimo. Di questa informazione i naviganti italiani non sanno molto mentre è stato curioso ritrovarsi con altre 4 imbarcazioni che erano in rada a Mahon due giorni prima. In particolare mi fermo a chiacchierare con Northern Star, bellissimo cutter con coppia di mezz’età a bordo. Lui, di cui non ricordo il nome, ha la fisicità del marinaio di lungo corso e ci scambiamo le esperienze della traversata. Mi azzardo con estrema umiltà a condividere le nozioni che mi sono tornate utili sulla navigazione del nord Sardegna, lui con altrettanta umiltà mi dice che viene dalle Bahamas. Mi meraviglio io, sorride lui, capiamo le buone intenzioni reciproche. La chiacchierata va avanti e si conclude con la chiusura del cerchio karmico in cui regalo un quarto del tonno pescato, i saluti con gli altri “traversatori” creano un’effimera comunità e mi viene in mente che come casa è dove cali l’ancora la comunità è dove trovi un sorriso accogliente. Accoglienza, una parola da tenere a mente. Un’amica comandante di un catamarano è di stanza a Fertilia, poco lontano, io ho parecchio tonno, l’occasione è perfetta per condividere cena e racconti. Sono di nuovo in Italia, dopo molte miglia e molte cose negli occhi, nella testa e nel cuore.

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