Baleari

39° 50.331’N 3° 8.018’E

Il vento cambia velocemente in questo periodo e partire di volata alle 19 da Barcellona sembra una buona idea per sfruttare del vento e non soffrire troppo. Prua verso Mallorca, una tramontana che sembra una termica serale ci spinge al lasco fino alle 2 del mattino, poi devo accendere il motore. La notte è rischiarata dalla luce indelebile della città, ma la volta è comunque stellata. Incrocio vari traghetti di linea e navi commerciali, ma la navigazione scivola tranquilla. Alle 5 albeggia, l’isola inizia a profilarsi in un orizzonte lattiginoso, torna un po’ di vento e a metà mattina mi infilo nelle rocce di cap Formentor per riposarmi prima di entrare nel porto di Alcùdia. L’ormeggio nonostante sia molto economico è un marina molto organizzato per accogliere le orde di anglofoni boriosi che ritengono il predominio della lingua un diritto a non scomodarsi per sporgersi verso il prossimo. Nonostante questo, la stagione e la bellezza naturale dell’isola ammaliano la sosta che si rivelerà più lunga del previsto; si profila il mal tempo, con forti venti dal golfo del Leone. Per non rimanere bloccato a Mallorca, decido di partire dopo solo due notti, utili per riposare comunque. Senza troppi complimenti metto la prua fuori dal porto di Martedì 16 Maggio, prevista una bolina strettissima con meta la Ciutadella di Minorca. Prendo una mano per i venti che rinforzano, ma soprattutto mi rendo conto che il vento soffia esattamente dalla mia meta. Le onde, a loro volta, ingrossano una volta lasciato il riparo di cap Formentor e si alzano fino a 2-3 metri, frangendo contro lo scafo. Viro e noto con sconforto che anche il bordo opposto non mi avvicina, e dopo 15 miglia di navigazione in cui ho progredito per Minorca di soli due miglia decido di fare una cosa stupida: accendere il motore e provare ad andare contro vento. Per fortuna l’esperienza mi restituisce subito le avvisaglie della suddetta stupidità, lo scafo sbatte sulle onde e il motore vibra sotto la fatica. La decisione è presa, giro la prua e a favore di vento torno in porto. Poseidone ha detto non oggi, io lo ascolto. Altre tre barche stanno progredendo a motore verso Minorca quando mi avvicino al porto, ancora non arrivate nel canale dove il mare si fa grosso. Non mi importa, la mia decisione è la mia decisione, fatta sui compromessi che sono disposto ad accettare e la conoscenza dei limiti miei e del mio mezzo. Ognuno è capitano della propria anima e del proprio vascello, a noi rispondiamo nel bene e nel male. Sono fiero della mia scelta, la sento molto marinara, un gesto di rispetto a chi navigava con arte piuttosto che con teknè. Rientrato all’ormeggio, lo stesso, il marinaio che mi aiuta mi dice parole complici sulla conoscenza del canale col vento in corso. Un equipaggio di francesi entra a sua volta, con qualche difficoltà: l’aiuto con le cime in banchina varrà 3kg di tonno pescato la mattina nella loro traversata, contrariamente a me che ho perso un alalunga di almeno 10 kg ma che non sono riuscito a tirare a bordo una volta vinto il combattimento alla lenza. Condivido una bottiglia di vino rosso in cambio, ringraziando. Il giorno dopo la visita a Palma de Mallorca svelerà una città meravigliosa nonostante i sovracitati turisti anglofoni, il giorno successivo un cammino fino alla scogliera esposta a nord mostra la maestosità del mare in tempesta. Poseidone voleva che godessi di bellezza naturale e antropologica, sicuramente non c’è un motivo negli eventi ma sicuramente possiamo trovarlo sempre un buon motivo per quello che succede. Aspetto che passi la tempesta, succede sempre, per fortuna.

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