41°00’33.5″N 9°34’36.1″E
Ad Alghero ci sono arrivato da solo, ma un’altra persona a bordo ha viaggiato con me altrettanto da sola da Marsiglia: Angelo. Giornalista di Bolina, la testata nazionale di riferimento per la vela da diporto e per gli appassionati di mare in generale, ha deciso e chiesto di seguirmi quando la suddetta testata ha chiuso per una crisi diffusa della carta stampata. Bolina era un giornale denso, pieno di informazioni e a tratti noioso finché non trovavi l’argomento che ti interessava e benedivi tutto questo approfondimento. Una banalità: nessuno legge più lo span di attenzione è di 15 secondi, gli ospiti chiedono quando arriviamo dopo 30 minuti mentre io inizio a prepararmi quando vedo l’ETA a 4 ore perché mi sento “vicino”. Tralasciando altre storie, Angelo è salito a bordo con l’entusiasmo di cui si a bisogno, ovvero autonomia e chiarezza di intenti, tarati su altrettanta autonomia e chiarezza da parte mia. Il risultato è stato un bellissimo viaggio condiviso dove ognuno di noi ha scolpito la propria esperienza, e dove personalmente ho guadagnato una compagnia preziosa. Non ho bisogno di un aiuto in barca, ora so che avevo decisamente bisogno di questo viaggio con lui, un ottimo marinaio in ogni caso e una mente invidiabile. Il comandante Fitzroy nel 1820 chiamò un giovane Charles Darwin come gentiluomo di compagnia sul brigantino classe Cheeroke Beagle della Royal Navy, cambiando le sorti dell’umanità ma soprattutto le proprie, e speriamo anche quelle di Darwin. In fondo la solitudine o un equipaggio che parla di cose noiose sono molto più pericolosi per la fragile mente di un marinaio rispetto alle intemperie. Fatta questa premessa, che è un ringraziamento, Angelo scende ad Alghero come previsto. La sensazione è di incredulità nell’aver colmato tutte le distanze nei tempi previsti; un po’ si ringrazia la fortuna, un po’ ci si rende conto dell’esperienza. Angelo scende ad Alghero e l’inerzia che vorrebbe sfruttare tutti i giorni gratuiti in porto viene soffiata via da previsioni meteomarine non catastrofiche ma che suggeriscono saggezza. Si riparte dopo 40 ore. Scopro di non dover circumnavigare l’Asinara e che il passaggio dei Fornelli permette di passare alla Sardegna nord su 4 metri d’acqua, seguendo un ingegnoso quanto antico allineamento di dromi sulla terra. La rada di Stintino, davanti alla famosa spiaggia de La Pelosa, è una grandissima distesa di sabbia con profondità sui 4 metri, dove enorme significa che 20 barche sembrano sparpagliate a caso. Calo l’ancora un po’ altrettanto a caso con tutta la catena che ho, lontano molte distanze dall’umano più vicino, mi godo il tramonto infuocato e aspetto con calma la mattina successiva. Rotta su Castelsardo. Ho bisogno di un porto per riempire i serbatoi di acqua visto che ad Alghero non era possibile e l’ultimo scalo risale alla Ciutadella di Menorca; la tariffa è ancora molto economica, mi ormeggio e corro quasi letteralmente a visitare il castello di origini aragonesi. Tutto molto suggestivo, tutto molto in salita, l’highlight sarà comunque il mio ragù di tonno fatto pippitiare (dialetto molisano per cuocere il sugo di pomodoro con propria onomatopea n.d.r.) durante la navigazione. Nuovo giorno e nuove miglia, conto di attraversare le bocche di Bonifacio nonostante il vento leggero ma contrario, un po’ di bolina e un po’ di motore; il famoso Maestrale che mi avrebbe sputato nella direzione giusta ovviamente non si è fatto trovare, ma lo ringrazio per non essersi fatto trovare nemmeno quando avrebbe ucciso ogni velleità di arrivo. La solitudine a bordo permette di non doversi preoccupare del benessere di nessun altro e a me sta bene allungare i piani dalla rada di liscia di vacca direttamente al golfo di Marinella, precisamente davanti ai pontili di Marinelledda. L’arcipelago della Maddalena è già troppo frequentato per i miei gusti, in questa rada ho già registrato una volta, mi ci fermo volentieri e scaramanticamente per preparare il concerto in programma per il 10 Giugno. Ogni quadrante è protetto qui, l’acqua è immobile e irreale, sono solo all’ancora e il piano sembra funzionare. Dopo due anni e con un percorso quanto mai contorto e che è ritornato in soluzione di continuità sugli stessi luoghi più e più volte, ho effettivamente chiuso il cerchio e circumnavigato la Sardegna. Passando da Francia e Spagna.