43° 8,16’N 006° 22.363’E
La rotta prosegue, prua a Ovest, ma ci sono decisioni strategiche da prendere. Dopo giorni di alta pressione arriverà il fronte perturbativo con un mistral da oltre 35 nodi. Ci si gode il sole o si sfrutta la piatta per coprire distanze e toccare porti insoliti? L’esperienza marinaresca suggerisce la seconda scelta, perché abbiamo delle scadenze e trovarsi troppo lontani vorrebbe dire ore di vento sul naso da fare faticosamente a motore; né il marinaio né la barca potrebbero sopportarlo, per cui rotta sulle isole Porquerolles direttamente dalle isole di Lerins. Motore, un po’ di vela ad aiutare, ma una navigazione col sapore del trasferimento. Il premio è un pranzo a Port Man, soli nella riserva naturalistica di Port Cross al netto di una pittoresca barchina da pesca. In costa Azzurra la dinamica dei porti è gentile ma non sempre chiarissima in questa bassa stagione da cui ci si aspetterebbe carta bianca, per cui quasi sempre rimaniamo appesi alla speranza di non restare fuori con il ventone in arrivo: certo il ridosso c’è, ma l’area ci incuriosisce e non vorremmo restare all’ancora. Poche ore prima Le Lavandou, un paesino ben rifinito nell’ansa prima di Hyères, ci ha dato risposta positiva per un ormeggio autonomo sul molo dell’accoglienza, di solito riservato al transito per presentarsi ed essere indirizzati in uno spazio disponibile. Nessuno spazio ad Aprile, per cui rimaniamo lì. Accanto a noi un trimarano sportivo viola, cattivissimo, e altre quattro barche nella stessa sorte di attesa per tempi e tempo migliori. Il Mistral arriva, si presenta fiero e ci fa capire di essere il cugino del nostro amico Maestrale. In questa giornata di capelli e pensieri spettinati un barchino proveniente dal cantiere ha un’avaria proprio davanti alla nostra barca e vengo richiamato in coperta per interpretare le esigenze di questo First 27 in balia di 30 nodi di vento. Senza perdere tempo a capire le parole nel vento, tiro una cima, dall’altra parte la prendono con altrettanto senso della traduzione non verbale e i due marinai nel giro di un’altra cima per la prua, passata nel frattempo verso la nostra poppa, sono diventati matelot: nella tradizione marinaresca francese, un matelot è il compagno di branda, quello con cui ti dai il cambio nei turni di guardia e con cui condividi l’intimità del talamo senza mai dormirci insieme. I matelots sono fratelli di mare, non si perdono anche se sparsi nel mondo e hanno ospitalità automatica se dovessero un giorno ritrovarsi. Fare davvero gesti come lanciare una cima mette in pace l’anima perché un conto è leggerlo nei libri o caldeggiarlo al bar, un altro è sorprendersi davvero pronti a dare una mano invece di sbraitare contro la presunta imperizia del prossimo. E sorprendersi, ancora, a non avere la rabbia come prima reazione verso la difficoltà è un bel traguardo, un bel motivo di affetto verso se stessi. Tirate le cime, mettete su un caffè, vi vorrete più bene. Dopodomani il mistral ci lascia continuare le nostre miglia, gliene saremo grati e brinderemo con e per lui.